25°17'12N 51°31'60E T. 35°- 40°C
Eh già, dopo un mesetto di vita qatarina è arrivato il momento di parlare del dress code della cultura araba: Nero per le donne e Bianco per gli uomini.
Non ho affrontato l'argomento prima, perchè volevo prendere un pò di tempo per osservare più da vicino la situazione.
Pensare che all'inizio ero intimorita da uomini e donne locali... non osavo nemmeno guardarli negli occhi (le donne in particolare) tanto mi sentivo diversa da loro; io, un'occidentale in "casa" loro, per di più bionda e ricciola..
In ogni caso non passano inosservati ed è impossibile non notare loro abiti; per strada e ovunque sembra di stare in una sfilata in maschera, ovviamente total black o total white.
Il mio primo impatto è stato quando mi sono trovata nella lounge dell'hotel dopo essere atterrata a Doha la sera del 24 marzo. Erano due donne e, in mezzo a loro, un uomo che con tutta probabilità era il marito che le due dovevavo dividersi... Lui indossava il tipico lungo abito bianco con copricapo coordinato, mentre le mogli erano completamente vestite da veli neri che le coprivano completamente facendole somigliare a due ombre vaganti..
Hanno attraversato la sala con molta eleganza e subito mi sono sentita di abbassare lo sguardo per non incrociare il loro. Ricordo solo il forte profumo, il silenzio e i veli degli abiti che accarezzavano il pavimento ad ogni passo.
Poi, nelle settimane successive, ho cominciato gradualmente ad abituarmi a questo flusso "Black&White", anche perchè qui è la normalità, l'alieno sono io!! Giorno per giorno osservavo sempre più dettagli, cercando di non sembrare invadente o morbosamente curiosa e devo dire che ho notato un sacco di particolari.
Per quanto riguarda gli uomini non c'è molto da dire; sembrano stare belli comodi nella loro tunica lunga ultra bianca con copricapo in tinta, fermato da un cordoncino nero che cinge la testa. Insomma, tutto corrisponde a quella che nel nostro immaginario collettivo occidentale è la figura dell'arabo.
La cosa da notare, oltre al fatto che dopo i trent'anni s'inquartano tutti (ma questo è un altro discorso), è che il bianco delle loro tuniche è davvero abbagliante. Candido. Impeccabile. "Cambieranno due abiti al giorno" pensavo tra me e me.... La risposta invece è arrivata dal supermercato dove, nel reparto detersivi, ho visto un'offerta prendi 2 paghi 1 che, in un attimo, mi ha aperto un mondo nuovo: un detersivo "OMINO SUPER BIANCO" con immagine dell'uomo arabo super pulito + "DONNINA SUPER NERA" con relativa immagine della donna con il suo velo nero, che più nero non si può. Mistero svelato!
Ma, a proposito del mondo femminile, qui si che cè molto da dire...
Fin da subito ho notato l'estrema eleganza nel portamento di queste donne (soprattutto quelle della upper class) che passeggiano lentamente e silenziosamente, per nulla goffe, nonostante i lunghi abiti e le ingombranti sovrapposizioni di veli.
Sfilano come su una passerella con le loro mega-borse ultra griffate, lasciando una scia intensa di profumo orientale; un misto di thè, incenso e aromi fruttati.
Già dalle prime settimane, mi sono resa conto di come noi occidentali abbiamo una visione troppo stereotipata di questo abito e dei suoi significati. La nostra connotazione è negativa a 360° quando, invece, vivendo a contatto con queste donne, ti rendi conto che non è esattamente così.
Certo, il fatto di coprirsi così all'estremo è un'imposizione culturale tutt'altro che facile da accettare dal nostro punto di vista, cosi come il colore nero, quasi fosse una sorta di punizione da mostrare in pubblico.
Appena arrivata vedevo tutti questi veli neri più o meno sovrapposti tra loro e tutte le donne mi sembravano sparire in egual misura sotto questa coltre oscura. Ora mi sto accorgendo, invece, che lo stesso abito nero può essere molto diverso a seconda della persona che lo indossa. Ognuna di loro cerca di personalizzarlo come può e, il risultato, è che abbiamo per tutte una base comune e poi una moltitudine di tratti distintivi.
La linea comune di basa sulla lunghezza, che tocca terra, e sul velo nero (hijab) che copre i capelli, fascia la testa e gira intorno al collo a mo' di sciarpa lasciando scoperto il volto.
Per quanto riguarda le varianti, invece, ho stilato una specie di "classificazione fai da me" delle diverse tipologie che ho osservato:
. Variante Burqa: (l'unico nome in lingua che conosco) tutto il capo è coperto tranne la parte degli occhi, che si intravedono da una retina in tessuto tono su tono;
. Variante Ricamo: alcuni abiti presentano ricchi ricami e lavorazioni molto colorate soprattutto alla base delle maniche.
. Variante Fazzoletto: quadrato di tessuto nero che copre naso, bocca e collo lasciando liberi solo gli occhi (in genere molto truccati).
. Variante Total Black: un ulteriore strato di velo copre anche gli occhi. Chiamata da me anche "Variante Belfagor", questa tipologia di abito femminile non lascia intravedere proprio nulla dell'individuo che la indossa. Il risultato è che quando incrocio una di queste, mi faccio sempre un pò da parte per paura che non mi veda e mi venga addosso.
. Variante Veneziana: oltre alla base comune dell'abito, la donna di questa tipologia indossa sul volto anche una maschera nera tipo Pulcinella con tanto di naso adunco incorporato..Questa è sicuramente la variante più stramba che sicuramente non fa parte della loro cultura ma, semplicemente, mi piace pensare che sia un souvenir di Venezia che qualcuno ha riadattato al costume locale. I casi riportati sono rari (d'altronde Venezia non è dietro l'angolo...quella vera intendo...).
. Variante Burqini: ovvero la tenuta balneare. Non si può chiamare costume da bagno, visto che praticamente è una specie di muta da sub!!Principalmente è nera, ma esistono anche delle varianti colorate. Fortunatamente è molto aderente, altrimenti c'è il rischio di colare a picco.
Per concludere, non mi rimane che raccontarvi questo aneddoto: ero a cena fuori qui a Doha e, avete presente la scena del film Sex&The City 2, quando Carrie e compagnia osservano incuriosite l'araba velata , nella variante "fazzoletto" che, al tavolo accanto al loro, si accinge a mangiare una vaschetta di patatine fritte?? Ecco, immaginate la stessa donna davanti ad un piatto tipico libanese, e io che muoio dalla curiosità di vedere in che modo porterà la forchetta alla bocca... Ebbene, con una mano accompagnava il boccone mentre, con l'altra, provvedeva ogni volta ad alzare il velo dal basso verso l'alto, con una gestualità che non lasciava intevedere nemmeno il collo e con una naturalezza quasi fosse la cosa più naturale del mondo. Sorprendente. Davvero.
Sono sicura che ci sono molte curiosità, informazioni e significati che ancora non conosco riguardo gli usi e costumi locali ma, come si dice, lo scopriremo solo vivendo.
In fondo il mondo è bello perchè vario, no?
Whatever open-hearth.
Eh già, dopo un mesetto di vita qatarina è arrivato il momento di parlare del dress code della cultura araba: Nero per le donne e Bianco per gli uomini.
Non ho affrontato l'argomento prima, perchè volevo prendere un pò di tempo per osservare più da vicino la situazione.
Pensare che all'inizio ero intimorita da uomini e donne locali... non osavo nemmeno guardarli negli occhi (le donne in particolare) tanto mi sentivo diversa da loro; io, un'occidentale in "casa" loro, per di più bionda e ricciola..
In ogni caso non passano inosservati ed è impossibile non notare loro abiti; per strada e ovunque sembra di stare in una sfilata in maschera, ovviamente total black o total white.
Il mio primo impatto è stato quando mi sono trovata nella lounge dell'hotel dopo essere atterrata a Doha la sera del 24 marzo. Erano due donne e, in mezzo a loro, un uomo che con tutta probabilità era il marito che le due dovevavo dividersi... Lui indossava il tipico lungo abito bianco con copricapo coordinato, mentre le mogli erano completamente vestite da veli neri che le coprivano completamente facendole somigliare a due ombre vaganti..
Hanno attraversato la sala con molta eleganza e subito mi sono sentita di abbassare lo sguardo per non incrociare il loro. Ricordo solo il forte profumo, il silenzio e i veli degli abiti che accarezzavano il pavimento ad ogni passo.
Poi, nelle settimane successive, ho cominciato gradualmente ad abituarmi a questo flusso "Black&White", anche perchè qui è la normalità, l'alieno sono io!! Giorno per giorno osservavo sempre più dettagli, cercando di non sembrare invadente o morbosamente curiosa e devo dire che ho notato un sacco di particolari.
Per quanto riguarda gli uomini non c'è molto da dire; sembrano stare belli comodi nella loro tunica lunga ultra bianca con copricapo in tinta, fermato da un cordoncino nero che cinge la testa. Insomma, tutto corrisponde a quella che nel nostro immaginario collettivo occidentale è la figura dell'arabo.
La cosa da notare, oltre al fatto che dopo i trent'anni s'inquartano tutti (ma questo è un altro discorso), è che il bianco delle loro tuniche è davvero abbagliante. Candido. Impeccabile. "Cambieranno due abiti al giorno" pensavo tra me e me.... La risposta invece è arrivata dal supermercato dove, nel reparto detersivi, ho visto un'offerta prendi 2 paghi 1 che, in un attimo, mi ha aperto un mondo nuovo: un detersivo "OMINO SUPER BIANCO" con immagine dell'uomo arabo super pulito + "DONNINA SUPER NERA" con relativa immagine della donna con il suo velo nero, che più nero non si può. Mistero svelato!
Ma, a proposito del mondo femminile, qui si che cè molto da dire...
Fin da subito ho notato l'estrema eleganza nel portamento di queste donne (soprattutto quelle della upper class) che passeggiano lentamente e silenziosamente, per nulla goffe, nonostante i lunghi abiti e le ingombranti sovrapposizioni di veli.
Sfilano come su una passerella con le loro mega-borse ultra griffate, lasciando una scia intensa di profumo orientale; un misto di thè, incenso e aromi fruttati.
Già dalle prime settimane, mi sono resa conto di come noi occidentali abbiamo una visione troppo stereotipata di questo abito e dei suoi significati. La nostra connotazione è negativa a 360° quando, invece, vivendo a contatto con queste donne, ti rendi conto che non è esattamente così.
Certo, il fatto di coprirsi così all'estremo è un'imposizione culturale tutt'altro che facile da accettare dal nostro punto di vista, cosi come il colore nero, quasi fosse una sorta di punizione da mostrare in pubblico.
Appena arrivata vedevo tutti questi veli neri più o meno sovrapposti tra loro e tutte le donne mi sembravano sparire in egual misura sotto questa coltre oscura. Ora mi sto accorgendo, invece, che lo stesso abito nero può essere molto diverso a seconda della persona che lo indossa. Ognuna di loro cerca di personalizzarlo come può e, il risultato, è che abbiamo per tutte una base comune e poi una moltitudine di tratti distintivi.
La linea comune di basa sulla lunghezza, che tocca terra, e sul velo nero (hijab) che copre i capelli, fascia la testa e gira intorno al collo a mo' di sciarpa lasciando scoperto il volto.
Per quanto riguarda le varianti, invece, ho stilato una specie di "classificazione fai da me" delle diverse tipologie che ho osservato:
. Variante Burqa: (l'unico nome in lingua che conosco) tutto il capo è coperto tranne la parte degli occhi, che si intravedono da una retina in tessuto tono su tono;
. Variante Ricamo: alcuni abiti presentano ricchi ricami e lavorazioni molto colorate soprattutto alla base delle maniche.
. Variante Fazzoletto: quadrato di tessuto nero che copre naso, bocca e collo lasciando liberi solo gli occhi (in genere molto truccati).
. Variante Total Black: un ulteriore strato di velo copre anche gli occhi. Chiamata da me anche "Variante Belfagor", questa tipologia di abito femminile non lascia intravedere proprio nulla dell'individuo che la indossa. Il risultato è che quando incrocio una di queste, mi faccio sempre un pò da parte per paura che non mi veda e mi venga addosso.
. Variante Veneziana: oltre alla base comune dell'abito, la donna di questa tipologia indossa sul volto anche una maschera nera tipo Pulcinella con tanto di naso adunco incorporato..Questa è sicuramente la variante più stramba che sicuramente non fa parte della loro cultura ma, semplicemente, mi piace pensare che sia un souvenir di Venezia che qualcuno ha riadattato al costume locale. I casi riportati sono rari (d'altronde Venezia non è dietro l'angolo...quella vera intendo...).
. Variante Burqini: ovvero la tenuta balneare. Non si può chiamare costume da bagno, visto che praticamente è una specie di muta da sub!!Principalmente è nera, ma esistono anche delle varianti colorate. Fortunatamente è molto aderente, altrimenti c'è il rischio di colare a picco.
Per concludere, non mi rimane che raccontarvi questo aneddoto: ero a cena fuori qui a Doha e, avete presente la scena del film Sex&The City 2, quando Carrie e compagnia osservano incuriosite l'araba velata , nella variante "fazzoletto" che, al tavolo accanto al loro, si accinge a mangiare una vaschetta di patatine fritte?? Ecco, immaginate la stessa donna davanti ad un piatto tipico libanese, e io che muoio dalla curiosità di vedere in che modo porterà la forchetta alla bocca... Ebbene, con una mano accompagnava il boccone mentre, con l'altra, provvedeva ogni volta ad alzare il velo dal basso verso l'alto, con una gestualità che non lasciava intevedere nemmeno il collo e con una naturalezza quasi fosse la cosa più naturale del mondo. Sorprendente. Davvero.
Sono sicura che ci sono molte curiosità, informazioni e significati che ancora non conosco riguardo gli usi e costumi locali ma, come si dice, lo scopriremo solo vivendo.
In fondo il mondo è bello perchè vario, no?
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